Il battocchio è un oggetto utile, ha una
funzione d’uso.
Nel mondo greco-romano la porta prevede un
battocchio, di solito una testa di leone con un anello in bocca (una coppia se
la porta ha due ante) fissata su porte di palazzi, case, templi. Ha pero` prevalentemente la funzione di
agevolare la chiusura/apertura della porta, si tratta piu` di una maniglia che di
un battiporta. Infatti, nel mondo greco-romano le porte di giorno sono aperte e
per bussare si usa il pugno o il bastone, piuttosto che il battiporta. Le poche
informazioni al riguardo indicano in prevalenza una forma senza “testa” cioè
senza la parte rinforzata per subire la battuta.
Nel periodo medioevale invece le porte si
chiudono anche di giorno ed il battocchio diventa più protagonista, con un
ruolo più difensivo e scaramantico, a tutela della proprietà privata, come una
“barriera” preliminare all’accesso.
Col tempo il battocchio rafforza la sua valenza
simbolica: araldica, decorativa, artistica, di testimonianza del prestigio dei
proprietari della casa, del prestigio della bottega del fabbro, del luogo di
produzione, della forza economica e del potere politico locale.
Il carattere simbolico è oltre la
sua funzionalità d’uso. E quando un oggetto è tradotto in
immagini, esposto alle emozioni ed alla fantasia di chi lo guarda, diventa un
manufatto da conservare, un oggetto da collezione e assume quindi valore di
“semioforo”, ovvero di un oggetto portatore di “significato”.
Fonte foto: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed. |
Nella realizzazione dell’oggetto, per la
sua funzionalità, il rapporto “peso”-“forma”, condiziona
direzione e intensità della forza applicata. Ma il “rendimento
funzionale”, intendendo il battocchio come una “macchina elementare”, si
equilibra perfettamente con il “rendimento simbolico” definito dai decori,
dall’abilità artigianale del fabbro e dal modo in cui le
figure prendono forma sul battocchio.
Fonte foto: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed. |
Il battocchio è testimone
della storia e del profondo desiderio di conservare la memoria, anche negli
aspetti minori, della cultura locale e delle sue peculiarità. In ultima
analisi anche del desiderio, tipicamente umano, di far sopravvivere le cose a
noi stessi, come una appendice/propaggine della nostra esistenza, alla continua
ricerca dell’immortalità, almeno nel ricordo.
Bibliografia: K. Pomian, “Che cos’e’ la storia”, 2001,
Milano: Bruno Mondadori, pp. 297.
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