venerdì 15 novembre 2019

#18 IN CUCINA


Oggi al ristorante con il battocchio? 

Accoglienza in tema…

 
Fonti:  mobile, tovaglia e grembiule da amazon, vaso


Birra e zuppa di granchio?

Fonti: birra da Tabuss & Co. e battocchio con granchio da pinterest

Per gli amanti dell'arte della Pasticceria:

Fonte: cake-design.
 
Fonti: torta da pinterest, stampo al silicone da amazon

Qualcuno vuole frutta e caffè?

 
Fonti: battocchio con ananas, battocchio con ciliege, battocchio con pera, battocchio con caffettiera da e-Bay.








#17 LA NUVOLA DEI NOMI

Parole, idee, concetti in liberta` sul battocchio in una nuvola di nomi...

 
Nuvola di nomi generata con il programma WordArt 

#16 UNA PRIMA MAPPA CONCETTUALE


Di seguito una mappa concettuale dei vari aspetti, idee e collegamenti legati al battocchio e sviluppati in questo blog.



#15 L'EVOLUZIONE FUTURA DELLA COSA

Oggi il battocchio è un oggetto desueto per la sua funzionalità d’uso; ne sopravvive il valore artistico, decorativo, simbolico. Non si bussa piu` alle porte, ma si suona il campanello, che ne rappresenta l’evoluzione tecnologica, molto meno affascinante.
Esistono del battocchio alcune versioni ibride di transizione come quella mostrata in figura, con una maschera leonina adattata ad ospitare il campanello al posto della “testa".

Fonte: battocchio con campanello. 


Il futuro? E` sempre piu` avviato verso sistemi di sicurezza della casa integrati, continuamente in evoluzione. Anche se già nel `700 esistevano idee di automatismi, il primo brevetto per un sistema di controllo casalingo collegato alla porta ed alla TV è di una donna, Marie Van Brittan-Brown, nel 1969. 

Fonte: brevetto.
Lo sviluppo della tecnologia digitale ha permesso video-citofoni e sistemi di controllo in remoto via App su cellulare per controllare chi suona alla porta. Sistemi ancora piu` sofisticati prevederanno certamente in futuro sensori di movimento, telecamere ad infrarossi, software di riconoscimento facciale, autenticazione biometrica (scan della retina ed impronte digitali).

La vera fantascienza? Un futuro in cui non sia necessario “blindarsi” dal mondo esterno…
ma è una impossible mission

mercoledì 13 novembre 2019

#14 LA COSA COME SIMBOLO


Il battocchio è un oggetto utile, ha una funzione d’uso.
Nel mondo greco-romano la porta prevede un battocchio, di solito una testa di leone con un anello in bocca (una coppia se la porta ha due ante) fissata su porte di palazzi, case, templi. Ha pero` prevalentemente la funzione di agevolare la chiusura/apertura della porta, si tratta piu` di una maniglia che di un battiporta. Infatti, nel mondo greco-romano le porte di giorno sono aperte e per bussare si usa il pugno o il bastone, piuttosto che il battiporta. Le poche informazioni al riguardo indicano in prevalenza una forma senza “testa” cioè senza la parte rinforzata per subire la battuta.
Nel periodo medioevale invece le porte si chiudono anche di giorno ed il battocchio diventa più protagonista, con un ruolo più difensivo e scaramantico, a tutela della proprietà privata, come una “barriera” preliminare all’accesso.

Col tempo il battocchio rafforza la sua valenza simbolica: araldica, decorativa, artistica, di testimonianza del prestigio dei proprietari della casa, del prestigio della bottega del fabbro, del luogo di produzione, della forza economica e del potere politico locale.

Il carattere simbolico è oltre la sua funzionalità d’uso. E quando un oggetto è tradotto in immagini, esposto alle emozioni ed alla fantasia di chi lo guarda, diventa un manufatto da conservare, un oggetto da collezione e assume quindi valore di “semioforo”, ovvero di un oggetto portatore di “significato”.

Fonte foto: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed.


Nella realizzazione dell’oggetto, per la sua funzionalità, il rapporto “peso”-“forma”, condiziona direzione e intensità della forza applicata. Ma il “rendimento funzionale”, intendendo il battocchio come una “macchina elementare”, si equilibra perfettamente con il “rendimento simbolico” definito dai decori, dall’abilità artigianale del fabbro e dal modo in cui le figure prendono forma sul battocchio.

Fonte foto: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed.

Il battocchio è testimone della storia e del profondo desiderio di conservare la memoria, anche negli aspetti minori, della cultura locale e delle sue peculiarità. In ultima analisi anche del desiderio, tipicamente umano, di far sopravvivere le cose a noi stessi, come una appendice/propaggine della nostra esistenza, alla continua ricerca dell’immortalità, almeno nel ricordo.

Bibliografia: K. Pomian, “Che cos’e’ la storia”, 2001, Milano: Bruno Mondadori, pp. 297.





lunedì 11 novembre 2019

#13 L'ANATOMIA DELLA COSA


Il battocchio è costituito in modo piu’ o meno evidente, dipendendo da eventuali elementi decorativi aggiunti, da una parte fissata alla struttura stabile dell’infisso e da una parte mobile. Quest’ultima a cui è permessa una piccola escursione, permette la percussione, con leva, fulcro e braccio definiti in uno spazio limitato.
Nell’analisi formale di un battocchio, vengono evidenziati tre elementi: il “corpo”, la “testa” costituita dalla parte che batte contro la porta e lo “snodo” cioè la cerniera costituita da una parte fissata all’uscio e da una parte mobile che si articola sull’elemento fissato alla porta. In alcuni manufatti esiste anche un quarto elemento, la “piastra di fondo”, staccata dal corpo ed inchiodata dietro lo snodo, sulla porta. Il punto della porta toccato dalla testa del battente è realizzato come borchia, dado o chiodo e viene chiamato “incudine”. Questo quarto elemento è materialmente staccato dal corpo del battocchio, ma spesso risulta essenziale dal punto di vista della composizione e dell’estetica dell’insieme.

La testa assume configurazioni diverse: puo` essere ingrossata a formare un nodo (tondo o poligonale) o essere indistinta rispetto al resto del battente. A volte è segnalata da un dado (che evita il contatto diretto del corpo del battocchio con la porta) sul retro e/o da un pomello davanti (che funziona da presa) che puo` avere sopra ulteriori elementi decorativi. Anche nel caso dei battenti a martello alcune volte serve il dado sul retro.

Lo snodo puo` essere di due tipologie: la prima è una sorta di laccio che avvolge il corpo del battocchio con le estremità che vengono riunite ed incastrate nel legno della porta, la seconda è una piccola asta nello spessore della porta che termina con una forcella, con un perno che attraversa forcella e corpo del battocchio. A volte lo snodo è realizzato anche all’inverso, con la forcella sporgente ed il perno che attraversa l’astina nella porta.

Fonte: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed.

#12 I MATERIALI DELLA COSA


La scelta del materiale ottimale per realizzare un battocchio implica valutare come questo si adatti alla funzione da svolgere, alla poca mobilità, alla corrosione dovuta alla manipolazione ed alle intemperie, alla possibilità di realizzare un decoro che faciliti la presa o mimetizzi parti funzionali. Quindi nella scelta del materiale esiste una priorità legata alle necessità di realizzazione del manufatto e poi subentra l’analisi di altri aspetti, come la facilità di approvvigionamento, la continuità con la tradizione locale, la disponibilità delle competenze necessarie per la  realizzazione, i costi, ecc.

Bronzo, ferro, rame, ghisa, acciaio, ottone, molti sono stati i materiali utilizzati per realizzare battocchi nel corso della storia, con variabilità e sfumature diverse del loro livello di apprezzamento nel corso del tempo.
Il ferro, in particolare, è quello che ha dato risultati di realizzazione piu` spettacolari, creando degli oggetti che oggi sono manufatti da collezione.  

Fonte:Battocchi di Bergamo


Per gli interessati, riporto qui un approfondimento da me svolto riguardo la storia e le lavorazioni del ferro:

La capacità di estrazione dal minerale e di successive trasformazioni risale al 2000 - 1500 a.C. nel Caucaso meridionale, area abitata da Calibei e Hittiti. Per concezione, la loro tecnica di produzione rimarrà insuperata fino alla rivoluzione industriale. La tecnica utilizzava cavità nel terreno dove veniva riscaldato il minerale con del carbone di legna, ottenendo un impasto che poi veniva battuto a lungo per liberarlo dalle impurità, fino ad ottenere il metallo utilizzabile.
 
La produzione poi si diffonde ad Oriente, in Mesopotamia, Persia, India che ne affinano la tecniche, mentre ad Occidente l’apprendimento è piu` lento ed articolato. Il mondo greco-latino era saldamente legato all’uso del bronzo.
L’uso del ferro nell’antichità è rivolto soprattutto alla realizzazione di armi e gli Hittiti consideravano per questo il ferro piu’ prezioso dell’oro. I romani avevano tecniche piu’ arretrate nella lavorazione del ferro e quindi lo importavano dall’India (si trattava in realtà di un acciaio serico, fuso al crogiolo). Sono passati diversi secoli prima che l’uso del ferro si sia esteso anche ad oggetti di uso piu’ comune.
Nell’arte statuaria Plinio indica alcune eccezioni, ad es. l’uso del ferro con del rame per dare sfumature rossicce alla statua di bronzo di Atamante a Rodi, realizzata da Aristonida o con funzione simbolica (materiale tenace come Ercole nel sopportare le sue fatiche). Proprio partendo da Plinio, con il suo Historia naturalis, che propone una classificazione delle arti, è possibile definire la storia del materiale. 
La crescita decisiva nell’uso del ferro si ha in seguito, grazie alle popolazioni celtiche e barbare. In particolare, la siderurgia si evolve dall’ epoca Medioevale,  con l’evoluzione dei forni che permettono di raggiungere le temperature piu’ alte necessarie per la fusione del ferro.

Nel mondo della lavorazione del ferro esistono quindi due tappe importanti, due rivoluzioni nella metodologia di produzione:
1) quella della sua affermazione nell’Alto Medioevo, rispetto al mondo greco-romano per forme e applicazioni;
2) quella dove i processi di produzione diventano industriali, all’inizio del XIX secolo.

In Occidente, gli oggetti prodotti tra il ’400 ed il ’700, sono realizzati con la tecnica della forgiatura. Per tradizione, si distinguono il Norico (regione tra Stiria e Carinzia austriache), quasi tutte le regioni francesi e quelle pirenaiche, Germania, Ungheria, Svezia, l’Italia con le miniere dell'Elba, Volterra, Pozzuoli e poi con Milano e Brescia. Lo sviluppo dipende ovviamente anche dalla ricchezza di miniere e legname nel territorio.
Tra il ’300 ed il ’500, Italia e Spagna esprimono un elevato livello di qualità. Dal ’500 il primato passa a Germania e Francia.

Il ferro con cui sono realizzati i battocchi ed altri serramenti, non fa parte di una produzione standardizzata, ma arriva in alcuni casi ad una lavorazione al limite dell’impossibile per la tecnologia dell’epoca, raffinata e legata all’abilità artigianale del fabbro ed ai virtuosismi di cui è capace.
L’attività del fabbro è stata spesso associata all’alchimia ed anche alla magia; se ne ha traccia già nell’Odissea di Omero (Canto IX, vv. 342 sgg.). Ma è la Francia ad essere tra i primi stati in Europa ad avere un sistema corporativo ed i fabbri appartengono alla categoria dei serruriers, realizzatori di manufatti in ferro piu’ complessi ed eleganti: serrature, battocchi, chiavi, ecc.. Nel 1650, Luigi XIV proclama la serrurerie come quarta arte liberale dopo pittura, scultura e musica. In parallelo si sviluppa anche un’attività editoriale sull’argomento con la scrittura di diversi trattati.

Fonte: Diderot e d'Alembert, Enclyclopedie...,1753, pl. XXXVIII, Serrurerie.

Il fabbro utilizza una forgia, l’incudine, i martelli, le tenaglie e piccoli attrezzi di supporto. Deve eseguire operazioni a caldo (servono per modellare e deformare il ferro) e a freddo (operazioni di finitura, con applicazioni di tecniche di decorazione, incisione ed eventualmente di asportazione di materiale). Nel periodo antico, nel Medioevo e nel ’400 prevalgono le tecniche a caldo con acciaiatura, tempera e rinvenimento. La saldatura a caldo avviene con bollitura o brasatura. Dopo il ’500 prevalgono le tecniche a freddo. Tra queste ultime si applica in occidente anche la tecnica dell’agemina (inserimento di sottili strisce di oro o argento nei solchi prodotti nel ferro con il bulino, che poi vengono martellate) mentre in oriente è in uso anche la damaschinatura (applicazione di un reticolo che viene riempito con fili d’oro o di argento e che poi vengono martellati per amalgamarli al ferro). Esclusiva francese delle tecniche a freddo è la prise dans la masse (scultura dal massello). Venivano applicate anche tecniche opportune per intervenire sul colore.

Nel ‘700 progredisce il procedimento di estrazione, produzione e lavorazione del ferro. Si comprende meglio la chimica dei processi con l’introduzione del forno di puddellaggio, dove si rimescola la  ghisa fusa prodotta nell’altoforno per liberarla dal carbonio ed ottenere ferro. Inoltre si comprendono meglio le leghe ferro-carbonio, la ghisa e l’acciaio.
In particolare, nel periodo da metà XVIII ai primi decenni del secolo successivo, la Gran Bretagna diventa un laboratorio di nuove realizzazioni e di sperimentazioni ed il primo ponte in ferro (ghisa) fu costruito nel 1777 sul Severn, su progetto di J. Wilkinson e T.F. Pritchard.
Il grande cambiamento nella produzione avviene dopo l’esposizione di Londra del 1851 che apre alla realizzazione di ferrovie, ponti, mezzi di trasporto, grattacieli e fa diventare il ferro vero e proprio elemento di costruzione.

Nota: Il termine ferro andrebbe riferito all’elemento puro Fe. In realta` nei processi di estrazione del ferro dal minerale si utilizza il carbonio, che non e` mai completamente eliminabile. Quindi in base alla percentuale di carbonio residua si ottiene ghisa o acciai di natura diversa. Per approfondimenti riferirsi alla Sitografia e Bibliografia di seguito.
Bibliografia: 
F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo. Le strutture del quotidiano (secoli XV-XVIII), 2006, Piccola Biblioteca Einaudi, pp. 548.
F. Klemm, Storia della tecnica, trad. it. 1959, Milano: Feltrinelli, pp. 446.
V. Fagone, Arte e tecnica del ferro battuto,1978, in Stella et al., “Artigianato lombardo. L’opera metallurgica”, Milano: Cariplo, pp. 137. 
Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Editore, pp. 242.
H. R. d’Allemagne, Musée Le Secq des Tournelles a Rouen: Ferronerie ancienne, Parigi, 1924, pp. 206. Link: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k6316487c.texteImage






#11 LA TASSONOMIA DELLA COSA


Per aspetto e disposizione, il battocchio ha una parte alta “il fulcro” di natura meccanica, un “centro” che coinvolge la manipolazione e un “basso”, la parte funzionale, che non si manipola.
E` possibile una tassonomia tipologica del battocchio per forma. Possono in sintesi definirsi tre categorie di forme:

1) Forma continua ad anello libero. E` la piu’ semplice dal punto di vista morfologico. Si diversifica in molteplici varianti in cui si riconoscono tre gruppi principali:

a)  La forma ad anello puro. E` presente gia` come modello classico, meno orientato al  ruolo funzionale, e ricompare dopo il ’400. Successivamente vengono introdotte anche delle varianti ovali (dove la larghezza è superiore all’altezza). Fanno parte di questo gruppo degli oggetti prodotti soprattutto tra il ’500 ed il ’700 nell’area tra la Germania meridionale, Svizzera e l’arco alpino orientale. La forma tonda è abbellita e mimetizzata da elementi decorativi di vario tipo.

b)  La forma ad anello modificato. Rispetto all’anello puro le variazioni di forma hanno modalita` definite (prolungamenti verticali, profili a campana). In particolare nella Francia del ’600 e del ’700 si afferma una forma ovale con ripiegamenti curvilinei nella parte superiore e con una sagoma particolare detta “boucle de gibercière” (anello di carniere).

c)   La forma a lira, in cui si rinforza la parte mobile, quella battente. La figura modifica quindi l’aspetto dello stesso battente. Si sviluppa in modo autonomo, non come evoluzione della forma ad anello, riprendendo un modello classico e la forma dello strumento musicale. Il carattere distintivo è la presenza di riccioli di lato allo snodo. Questa forma è particolarmente diffusa in Italia tra il ’500 ed il ’700.

 
Fonte: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed.


2) Forma basata su una simmetria centrale, partendo dalla linea verticale tra fulcro e battente. Qui l’asse centrale ha sbizzarrito la fantasia creativa nel realizzare forme animali e vegetali.

 
Fonte: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed.

3) Forma a martello. E` tra le piu’ antiche ed originali, prevalente dopo il Medioevo. Si configura come un’asta verticale manipolabile, ripiegata in basso. E` in genere modellata o arricchita con la figura di un animale, domestico o fantastico, un vegetale, una figura umana o un particolare architettonico. Puo` assumere configurazioni diverse non banalmente classificabili perchè frutto dell’elaborazione dell’artigiano e dell’ unicita` del manufatto. 

Fonte: Ferro Civile, a cura di A. Cesati, F. Cesati, J. Lorenzelli e A. Veca, 1991, Galleria Lorenzelli, Bergamo: Amilcare Pizzi Ed.