Foto di F. Cappella |
“Student mi spiego` brevemente cosa si aspettava da me e dai miei uomini. In pratica, dovevo essere pronto, di li` a poche ore, a prendere d’assalto il massiccio del Gran Sasso e a occupare l’albergo di Campo imperatore dove Mussolini era tenuto prigioniero. Chiesi un po’ di tempo per preparare un piano, che ritenevo abbastanza difficile. D’altra parte, le carte topografiche in nostro possesso erano poco precise. Le fotografie aeree eseguite nella mattinata erano risultate sfuocate e indecifrabili. Tuttavia mi misi ugualmente al lavoro col mio aiutante, tenente von Berlepsch. Insieme convenimmo di preparare un’operazione combinata, ossia: il tenente von Berlepsch avrebbe raggiunto Campo Imperatore con gli alianti; mentre io, col grosso del battaglione, avrei raggiunto via terra la valle di Asserigi per poi salire a Campo Imperatore con la funicolare.”
Arrigo Petacco e Sergio Zavoli, Dal Gran Consiglio al Gran
Sasso, Milano: Oscar Mondadori, 2013, p. 142.
“L’altopiano di Campo Imperatore, che si allunga per quindici chilometri da est a ovest e per quattro o cinque da nord a sud a una quota compresa tra i 1400 e i 2100 metri, e` stato piu` volte paragonato all’Anatolia o al Tibet, ed e` stato modellato dalle alluvioni, dalla neve e dai fenomeni preglaciali. Sulla sua superficie si vedono ancora le morene del ghiacciaio che scendeva per undici chilometri, dalla base del Monte Aquila alle Coppe di Santo Stefano. Lo prolunga verso est il Piano del Voltigno, circondato da faggete e punteggiato di doline e inghiottitoi.
Foto di F. Cappella |
“L’altopiano di Campo Imperatore, che si allunga per quindici chilometri da est a ovest e per quattro o cinque da nord a sud a una quota compresa tra i 1400 e i 2100 metri, e` stato piu` volte paragonato all’Anatolia o al Tibet, ed e` stato modellato dalle alluvioni, dalla neve e dai fenomeni preglaciali. Sulla sua superficie si vedono ancora le morene del ghiacciaio che scendeva per undici chilometri, dalla base del Monte Aquila alle Coppe di Santo Stefano. Lo prolunga verso est il Piano del Voltigno, circondato da faggete e punteggiato di doline e inghiottitoi.
L’apparente aridita` dei calcari del Gran Sasso e` smentita dall’abbondanza
di acque sotterranee, che alimentano le risorgenze alla base della montagna”
Stefano Ardito, Gran Sasso e Scienza,
Teramo: Ricerche& Redazioni, 2017, p. 13.
Foto di F. Cappella |
<"Una ripida
salita per ghiaie porta il giovin marchese e le sue guide a un esteso ripiano
circondato da alte rocche, che ne formano come una maestosa conca”, il
Ghiacciaio del Calderone. Qui il cammino diventa “piu` straripevole e da far
veramente raccapricciare”. Anche grazie alla nebbia che serve a “togliere dalla
vista i precipizj e le immense voragini sottoposte”, Delfico e i suoi
raggiungono il “piccolo piano inclinato” della vetta.
Utilizzando due
barometri “dal pozzetto chiuso da un pivolo come un bischero di violino”, il
termometro “alla maniera del de Luc” e gli altri strumenti portati lassu` da
domestici e guide, la quota viene misurata in “8039 piedi parigini al di sopra
di Ornano, e 9577 dal livello del mare”.>
Stefano Ardito, Gran Sasso e Scienza,
Teramo: Ricerche& Redazioni, 2017, p. 34-35.
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