Vedere,
guardare, osservare. Noi vediamo, qualche volta guardiamo, raramente
osserviamo.
Ma
osservare è il primo passo per conoscere e capire... Questo blog, nell’ambito
del corso di “Storia delle cose”, è stato per me un viaggio di osservazione e
di scoperta, un percorso di esplorazione a volte in aree a me poco note, di
sorprese, di una visione rinnovata anche delle cose a me più familiari, di
conoscenza. Ho imparato ad osservare ciò che mi circonda con più attenzione, mettendo in risalto la mia passione per la fotografia, e ho scoperto che anche oggetti all’apparenza banali hanno un carattere e storie da
raccontare....
Sono
partito scegliendo un luogo che amo, il Gran Sasso, un massiccio che
domina l’Appennino centrale e che impregna e condiziona con la sua presenza e
la sua storia la vita ed il carattere di chi come me è nato in questi luoghi.
Alcune cose ne raccontano storia e tradizione. Il Gran Sasso è sede di
ricerca scientifica, è parco naturale, è paradiso di biodiversità e molti sono
i libri che descrivono le molteplici realtà che lo caratterizzano.
Come ogni montagna imponente è stato oggetto di miti e leggende ed anche
l’evoluzione del nome ha radici profonde e simboliche. Spesso paragonato
all’Anatolia ed al Tibet, il Gran Sasso, con i suoi paesaggi lunari ha fornito
una suggestiva ambientazione a molti film.
Passo
dopo passo si è delineato il percorso successivo del blog. Ogni passo non noto
a priori, come in una caccia al tesoro, in cui si cerca il frammento, il tassello,
per raggiungere un obiettivo finale non ancora noto...
Dovendo
focalizzare la mia ricerca su un oggetto caratteristico del luogo, ho scelto il
battocchio perché mi ricorda i borghi alle pendici del Gran Sasso e
l’accoglienza della gente locale. E` un’oggetto le cui origini si perdono nel
tempo ed è da sempre presente sulle porte delle case nel mondo. Il nome è
presente in ogni lingua ed anche in Italia ha molti sinonimi anche nei
dialetti locali, con sfumature di significato diverse che fanno cogliere il
carattere poliedrico dell’oggetto. Queste si colgono ancora meglio nei
proverbi, da sempre frutto della saggezza popolare.
Per
studiare a fondo il battocchio, è stato necessario un viaggio nel tempo e nei
luoghi di provenienza, per approfondire la sua evoluzione formale e funzionale,
ed avere una prima classificazione, ricostruendo una tassonomia tipologica per
forma. Particolarmente interessante è stato il percorso nello studio dei
materiali con cui è stato realizzato il battocchio nel corso della
storia, che mi ha permesso un approfondimento sulla metallurgia, la relativa
chimica e le tecniche di lavorazione del ferro. Le parti da cui è costituito il battocchio, la sua anatomia, sono essenziali alla sua funzionalità, ma anche ai suoi attributi
artistici/decorativi che lo hanno reso anche un oggetto a forte valore
simbolico oltre che scaramantico-magico. Anche se l’evoluzione futura del battocchio è nel campanello e nei sistemi di controllo remoto,
oggi il battocchio rappresenta un manufatto da collezione a forte valenza
simbolica, che assume quindi il valore di “semioforo”, ovvero di un oggetto
portatore di “significato”.
E`
stato molto utile, a questo punto, realizzare una mappa concettuale, per
inquadrare il percorso svolto e la nuvola dei nomi, per inquadrare i vari
ambiti di indagine sul battocchio. Mentre è stata una sorpresa scoprire che il
battocchio ispiri il mondo culinario e che il suo tocco sia un famoso
ritmo musicale, è stato più evidente ma comunque affascinante, come
oggetto di quotidianità del passato e dal valore fortemente simbolico ancora
nel presente, trovarlo come fonte di ispirazione e soggetto per molti artisti, di creatività per la realizzazione di brevetti, fumetti, opere letterarie, film ed emissioni filateliche. In realtà ho
riscoperto che il battocchio era già tra le mie cose di casa e faceva parte
della mia quotidianità... ma ora lo considero diversamente, è vivo,
dinamico, ...esiste. E` stato divertente pensare a come valorizzare il
battocchio immaginandolo protagonista di un progetto museale dedicato ed
individuare un personaggio che possa esserne testimonial. Per riassumere
i vari ambiti di pertinenza di questo manufatto, l’abbecedario e le
azioni (compiute dal battocchio e per suo tramite) hanno completato il mio
percorso...
Cosa
ho imparato da questo viaggio nella storia delle cose e dal mio blog?
Il
non arrendersi al nulla, alla stasi, al grigio uniforme con cui spesso vediamo
senza osservare, per questo si viaggia. Non solo banalmente nei luoghi, ma
anche nel linguaggio, tra le proprie sensazioni, tra le cose, assorbendone
storie ed emozioni per scoprire chi siamo e a cosa veramente aspiriamo. In
viaggio si trasforma il nostro modo di essere, si diventa, si cresce.
Andrea Bari
Andrea Bari
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